Franciacorta, Champagne e…Massussi

L’amore vince su tutto.

“La odio e la amo. Forse mi chiedi come io faccia.
Non lo so, ma sento che ciò accade, e mi tormento”
Catullo Carme 5

Valerio Catullo scrisse questi versi, pensando ad una donna della quale era innamorato. Una donna, che lo straziava, lo confondeva, lo deludeva, dopo averlo illuso. Odio e amore sono sentimenti contrastanti, opposti, eppure si possono provare entrambi, nello stesso momento e per lo stesso persona.
Per me non è una persona, ma un oggetto. Se allarghiamo la prospettiva l’oggetto diventa un vino, e se l’ampliamo ancora, diventa una denominazione: la Franciacorta.
Da tanto tempo ormai la odio e la amo. Perché nel corso degli anni ho molto creduto in lei. Ho pensato, che potesse rappresentare una risposta seria al dominio dello Champagne a prezzi più contenuti. Ho atteso con indulgenza, con speranza, bicchiere dopo bicchiere, per diversi anni la svolta, sotto il profilo qualitativo e sotto quello commerciale.
Invece è arrivata una germinazione di aziende produttrici, un continuo rialzo del prezzo, per un livello qualitativo che è rimasto, salvo sporadici casi, invariato. Alcuni si sono dedicati più alla confezione che al prodotto, ed altri sono persino peggiorati.
Molti piccoli coltivatori, che prima conferivano le uve ai grandi produttori, vedendo la differenza tra prezzo che incassavano per le uve e prezzo di rivendita di una bottiglia di Franciacorta, hanno intrapreso la strada della produzione in prima persona. L’improvviso successo delle grandi aziende, ha generato l’impennata vertiginosa del costo dei terreni. Molti avranno pensato: per fare metodo classico non serviranno grandi investimenti. Le stesse cose che occorrono per una vinificazione tradizionale. Infondo la rifermentazione con presa di spuma, è la fase ulteriore, che avviene in bottiglia. Non serve l’autoclave. Non servono botti. Almeno non sono necessarie.
Così dai 29 produttori iscritti al Consorzio Franciacorta nel 1990 siamo arrivati ai 112 attuali. Qualche anno addietro il numero era sopra ai 130, per una superficie vitata di appena poco più di 2.000 ettari.
Ciò che non hanno considerato, era, che serviva moltissima conoscenza, un Terroir predisposto, una rete vendita organizzata, e la capacità di creare un marchio riconoscibile in Italia e nel Mondo.
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La conoscenza la si apprende, e molte aziende si sono avvalse della collaborazione di enologi francesi, e vendemmia dopo vendemmia, hanno imparato dai propri errori. Il limite resta nel ridotto numero di enologi, che svolgendo la loro consulenza per moltissime aziende, impongono di fatto, una sorta di massificazione nel prodotto finito.
Il limite più grande è nel Terroir.
La Franciacorta, salvo alcune eccezioni di vigneti predisposti, non ha Terroir adatto ai vini spumanti.
Per comprenderlo, basta osservare le differenze con la zona dove si producono le migliori bollicine al Mondo.
La latitudine è appena più di 45°,50’ Nord. Mentre la Champagne ha una latitudine, che parte dai 48° 00’ Nord della Côte des Bar, per arrivare ai 49°30’ di Reims. La Champagne è tra 230 km e 400 km più a nord della Franciacorta.
Quando l’obiettivo enologico è quello di arrivare ad una maturazione tecnologica, cioè il rapporto tra zuccheri e acidi, a favore degli acidi, avere le vigne più a nord aiuta tanto. Se queste sfiorano i limiti estremi per la viticoltura di qualità, posti ad una latitudine di 50° Nord, aiuta tantissimo.
In Franciacorta il clima è di tipo continentale, con effetti mitiganti derivanti dall’estrema vicinanza del lago d’Iseo, sia in Inverno come in Estate. La temperatura media annua è di 13°, lo sbalzo termico tra Gennaio e Luglio è di 19,8° e le ore di sole annue sono intorno alle 2.900.
In Champagne il clima è prevalentemente oceanico, con influssi di quello continentale. La temperatura media annua è di 11°, lo sbalzo termico tra Gennaio e Luglio è di 15,6° e le ore di sole annue sono intorno alle 1.630.
Per la produzione di vini da utilizzare per il metodo classico, la differenza di clima tra le due regioni è nettamente a favore dello Champagne. Le temperature costantemente più basse, i contenuti sbalzi termici tra le varie stagioni e le minori ore di sole, contribuiscono a limitare lo sviluppo vegetativo della vite, e a rallentare la maturazione delle uve.
A conferma di tutto quanto appena detto, negli ultimi anni la vendemmia in Franciacorta inizia intorno a metà Agosto, mentre in Champagne intorno a metà Settembre.
L’uva più tempo impiega a maturare, meglio matura.
Il mondo moderno, ha l’idea di virtù, impergnata sulla velocità. L’assioma sul quale è costruita la società contemporanea è: l’aumento della velocità, aumenta il profitto.Però i tempi della natura non sono sottoposti a i principi della società contemporanea.
Senza dimenticare la grande sciagura della Fillossera, che distrusse tutto il patrimonio viticolo europeo sul finire dell’800, proprio a causa dell’aumento della velocità.
Gli scambi biologici tra Europa ed America iniziarono con la creazione delle prime colonie. Ma la lentezza delle navi a vela uccideva l’afide della Fillossera, che moriva nel viaggio. Con l’avvento del “progresso” e l’invenzione del motore a vapore, i tempi di percorrenza si ridussero drasticamente, consentendo all’insetto di arrivare vivo e dunque, di devastare quasi tutte le colture europee.
Perché il progresso di uno, non è mai quello di tutti.
Il consorzio della Franciacorta, consapevole dei propri limiti, sta pensando di muoversi in due direzioni diverse, per arrivare nello stesso luogo: aumentare la qualità del prodotto. Il primo è quello di espandere geograficamente verso nord la denominazione, mentre il secondo, già in fase di sperimentazione è quello di allargare la base ampelografica, consentendo l’ingresso di un vitigno autoctono bresciano dalla maturazione tardiva, e dall’alta concentrazione di acido Tartarico: l’Erbamat.
La composizione del sottosuolo segna lo scarto finale.
Il sottosuolo della Franciacorta, con esclusione del Montorfano che si è creato per il sollevamento del fondale marino legato ai movimenti tettonici della crosta, è di origine morenica. Cioè dovuto ai sedimenti portati dal ghiacciaio proveniente dal Val Camonica, e a quelli lasciati quando il ghiacciaio si è ritirato. Il terreno e sabbioso, limoso, scarsamente ricco di argilla, con presenza di ciottoli al suo interno.
In Champagne sotto qualche decina di centimetri di terreno fertile, troviamo un sottosuolo in prevalenza calcareo, con estrema ricchezza di sedimenti, in parte interrati e in parte affioranti, anch’essi calcarei (gesso, marna e calcare). Qui in epoca preistorica c’era il mare. Il gesso è composto da particelle di calcite provenienti dagli scheletri di microorganismi marini e dalla presenza di fossili di belemniti (molluschi dell’era secondaria). Il gesso ha come estremo vantaggio la porosità, e la capacità di assorbire l’acqua, quasi fosse una spugna. Così anche durante i giorni caldi d’Estate, la pianta non andrà mai in stress idrico. Poiché il gesso trattiene l’acqua per capillarità, la vite deve sforzarsi per estrarla, limitando la produzione vegetativa a favore dell’equilibrio tra i diversi acidi contenuti nel frutto, gli zuccheri e gli aromi primari presenti nella buccia. Naturalmente la presenza cospicua di fossili marini, crea quei profumi marini e quella mineralità, che solo i grandi champagne possono vantare.
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Per ultimo limite ho lasciato la rete commerciale e la capacità di creare un marchio ben identificabile.
Perché il vino dopo averlo fatto buono, bisogna anche venderlo. Diverse aziende hanno investito capitali, comprato terreni, piantato vigneti, senza considerare la preparazione di una rete vendita strutturata, capace di vendere i vini prodotti, e capace di collocare gli stessi nei luoghi giusti. Non solo, ci sono state aziende, che vendendo direttamente ai privati ad prezzo minore di quello riservato agli operatori commerciali, facevano concorrenza alle enoteche, che avevano deciso di proporre i loro vini. Le quali reagivano, eliminando dalle proprie esposizioni le aziende incriminate. Il cambio epocale, che sta segnando il passaggio dalla vendita di vino, dalle enoteche tradizionali fisicamente presenti sul territorio, alle enoteche specializzate nella vendita di vino on line, sta modificando i rapporti di forza tra produttori e venditori. Quando le bottiglie prodotto sono alcune decine di migliaia, è assurdo pensare di vendere tutta la produzione in azienda.
La rete vendita è spesso più importante, purtroppo, della capacità di produrre un buon vino. I piccoli produttori, di esempi in questa direzione, ne hanno diversi proprio all’interno della Franciacorta. Aziende che sono riuscite a creare un marchio ben identificabile ed apprezzato aldilà della qualità del vino.
Amore e odio…dicevo.
Dunque che fare?
Restare fermi ed accettare lo stato delle cose? Smettere di cercare, di provare, di sentire, oppure accogliere la possibilità di essere ingannati, ma continuare a tentare, a sondare, a inseguire?
Domanda dopo domanda, tornante dopo tornante, scalavo la montagna che da Iseo, mi avrebbe condotto alla Località Bosine. La giornata nebbiosa non aiutava l’orientamento, ma Febbraio è anche questo. E’ il suo bello. Se la nebbia non c’è a Febbraio, quando ci dovrebbe essere?
Lì, proprio nel bel mezzo di un’ampia curva a sinistra, seminascosta, c’è la deviazione per l’azienda agricola Massussi.
Continua…